5 domande alle esordienti... le 2001!

11 ottobre 2017

Ogni settimana un'intervista alle nostre giocatrici

Adele Pierucci , soprannome ADE, (2001)  178 cm, ala 
Penelope Giorgi , soprannome PEPE , (2001) 174 cm guardia
Nagaja Sardelli , soprannome NAGHI, (2001) 169 cm play

 
1) Presentazione: quanti anni hai, composizione della famiglie, che scuola frequenti, contrada, interessi al di fuori della pallacanestro, giocatore o giocatrice a cui ti ispiri.

A: Ho 16 anni, vivo con i miei genitori Graziano e Caterina e mio fratello Matteo, frequento la 3 classe del Liceo delle Scienze applicate e sono della Civetta. 
Oltre alla pallacanestro mi piacciono molto i viaggi e fare fotografie. Il mio idolo e  giocatore al quale mi ispiro è Daniel Hackett; mi piace tantissimo il suo carattere, la grinta, la tenacia e la concentrazione che mette in campo, oltre che, ovviamente la tecnica, soprattutto quella difensiva. Questa estate ho anche avuto l’occasione di conoscerlo al Camp organizzato dal Costone e posso dire che è anche una persona alla mano e molto simpatica.
 
P: Ho 15 anni (fino al 6 novembre), vivo con i miei genitori Antonio e Lavinia e ho una sorella di 21 anni Arianna che studia a Bruxelles. Faccio il liceo linguistico Monna Agnese a Siena e sono della contrada dell’Aquila. Mi piace molto ascoltare musica e appena ho tempo vado su Netflix perché amo molto film e serie tv. Se dovessi scegliere un giocatore, senza esitazione sarebbe Kobe Bryant, che considero più un idolo che un’ispirazione. Se invece dovessi sceglierne uno a cui assomigliare sarebbe senz’altro Ray Allen per l'eleganza e lo stile.
 
N: Ho 16 anni e frequento il Liceo Scientifico di Siena. La mia famiglia è composta da 5 persone: siamo io, mio padre Leonardo, mia madre Cinzia, mio fratello maggiore Tommaso e mia sorella minore Arianna. Sono della contrada dell’Oca e, oltre a questo, al di fuori del basket, ci sono altre attività che mi piacciono per esempio giocare a calcetto con i miei compagni,seguire la Fiorentina e stare con i miei amici. Il mio idolo sin da bambina è Lebron James. Sono cresciuta vedendo le sue partite e mi sono appassionata al suo gioco. È un giocatore completo, con una grinta e determinazione uniche, con una voglia di vincere che supera ogni ostacolo a cui si ritrova davanti. Mi ispiro al suo motto “strive for greatness”, infatti io spero che, lottando con i denti e faticando molto, possa un giorno raggiungere qualcosa di importante.


2)  Due parole per raccontarci come hai iniziato a giocare a basket  e quali sono, secondo te, le tue caratteristiche migliori di gioco.

A:  Ho iniziato a giocare a basket che ero molto piccola, a circa 4 anni, per puro caso: dei miei amici dell’asilo mi consigliarono di provare e da allora non ho più lasciato la pallacanestro. Secondo me la tecnica di gioco che mi riesce meglio è il rimbalzo e il gioco sotto canestro; caratterialmente penso sia il non mollare facilmente, soprattutto nelle situazioni più complicate, dove in genere riesco a mantenere la concentrazione.

P: Avevo 6 anni e facevo ginnastica artistica. Ero bravina, così mi dicevano, anche se ora come ora può sembrare molto strano. Un nostro amico americano, grande appassionato del basket, continuava a insistere che provassi a giocare. Diceva che mi vedeva portata. Fu così che i miei genitori mi regalarono un piccolo canestro da attaccare alla porta. Inutile dire, per grande gioia di mio babbo, che dopo poche settimane ero già iscritta al Costone, dal quale poi, non mi sono più separata.
Penso che il mio attacco sia, senza ombra di dubbio, migliore della difesa, ma so che devo lavorare su entrambi i fronti con particolare attenzione all'aspetto della concentrazione difensiva!
 

N:La mia esperienza con la pallacanestro è iniziata 11 anni fa, quando le prime volte entravo in palestra per andare a vedere gli allenamenti di mio fratello. È stato amore a prima vista, da quel momento capii che il basket sarebbe stato sicuramente il mio sport.  Ho ancora tantissimo da imparare, ma penso che qualcuna delle mie caratteristiche migliori di gioco siano la velocità nelle situazioni di 1 contro 1 ed essendo un play, portare su la palla abbastanza bene.



3) Parlaci di come è iniziata questa nuova esperienza con le "grandi" della serie B.


A: La nuova esperienza con le “grandi” della serie B è nata perché, al mio rientro dopo l’annata trascorsa a Roma, mi è stato proposto di partecipare al progetto di affiancamento alla prima squadra ed io ho accettato molto volentieri e con entusiasmo.


P: Non è stato facile passare da una categoria come l’under 16 alla prima squadra. Ho fatto fatica a inserirmi, non nella squadra, ma nel gioco. Tutt’ora non è facile mentalmente e fisicamente reagire a tutti i comandi e alle varie situazioni di gioco, ma sto cercando di imparare ad essere più pronta e a mettere da parte un po’ di quella paura di sbagliare che mi ha bloccato in campo più di una volta.


N: Questa nuova esperienza con la serie B, personalmente era partita con un sacco di buoni propositi e voglia di far bene. Con il tempo si capisce che è tutto molto difficile: nuovo modo di giocare,ritmi più alti e mentalità diversa.
Mi sono messa a disposizione della squadra e ognuna delle giocatrici mi ha accolto con piacere, aiutandomi nei momenti di difficoltà e dandomi consigli e aiuti anche in campo.



4) Cosa vorresti fare in futuro (nella vita in generale o anche nella pallacanestro nell'immediato)?


A: Non so ancora bene cosa farò in futuro, comunque ho intenzione di portare avanti gli studi ed intraprendere l’università, sicuramente anche continuare a giocare a basket. Nell’immediato mi piacerebbe integrarmi al meglio nella prima squadra e migliorare il più possibile facendo esperienza e cercando di superare i miei attuali limiti.


P: Mi piacerebbe poter fare un lavoro che mi stimoli, in un ambito che mi interessi veramente senza però mai smettere di coltivare la passione che ho per la pallacanestro, possibilmente giocando, ma anche solo da spettatrice.


N: Non ho ancora pensato abbastanza a quello che vorrò fare in futuro, e per quanto riguarda il basket spero prima di tutto di portare il Costone in alto e di riuscire a fare sempre meglio.


5) Raccontaci un aneddoto divertente ( negli spogliatoi, in campo durante la partita, con gli allenatori, nelle serate in camera durante i tornei  ecc...) che ti ricordi. 


ADi cose buffe e divertenti ce ne sarebbero tante da raccontare: ricordo volentieri le divertenti trasferte ai tempi del minibasket, quando giocavo alla Polisportiva di San Rocco: eravamo gli invitati preferiti a tutti i tornei perché non vincevamo mai una partita, ma portavamo sempre cibo buono, di ogni tipo. Diventammo famosissimi nel torneo di Rieti del 2012 per la porchetta e le ottime acciughe sotto pesto e a Chiusi Scalo, l’anno seguente, per il cacio coi baccelli. Provvisti di tavoli e tovaglie – una macchina organizzativa perfetta -  portavamo sempre la merenda per tutti... e tutti ci volevano tanto bene... 


PUna volta dopo un allenamento particolarmente disastroso, la nostra allenatrice Maria ci stava facendo un discorso nello spogliatoio non proprio divertente. Ricordo che ce ne disse di tutti i colori. Tra le sue urla, ad un tratto, una mia compagna grida disperata. Le si era incastrato nell'apparecchio un braccialetto che di solito mordicchiava per scaricare la tensione. Maria, furiosa, le infilava le mani tra i denti tentando di togliere quella catenina che non ne voleva sapere di staccarsi. Tra una nostra risata e l’altra, l’allenatrice ci rifilava sguardi severi ma ormai ogni tensione si era dileguata e la stessa Maria si mise a ridere.


N: Mi ricordo di un episodio al torneo di Cesenatico del 2014. La sera prima della semifinale avevamo il coprifuoco alle 23 e tutte noi ci eravamo già sistemate nei nostri letti. All’improvviso qualcuna si sveglia sentendo dei rumori,e con lei tutte le altre. Il coach apre la porta chiedendoci cosa ci facevamo ancora a dormire visto che erano già le 8. Essendo ancora un po’ addormentate, non riuscivamo a capire la situazione, dato che fuori era buio. A quel punto, dopo aver capito che si trattava di uno scherzo e dopo qualche battuta ci rimettiamo a dormire. Ma nemmeno il tempo di chiudere occhio,che da sotto i nostri letti sbucano dei ragazzi della porta accanto, spaventandoci a morte e a seguire il coach apre la porta ridendo insieme al resto della squadra dei ragazzi.
Fu davvero una grande serata, ma alla fine si sa, non c’è niente di meglio che passare le giornate con la tua squadra!!!

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